Tanzania e Zanzibar: mare e safari
Un viaggio tra la Tanzania e Zanzibar è una di quelle esperienze che vale la pena di affrontare almeno una volta nella vita. Magari con l’aiuto del team di PrimalandSafaris.com, a cui abbiamo rivolto alcune domande per ottenere informazioni più precise e dettagliate in merito.
Indice
- Per quale motivo un safari fotografico nel Serengeti è una realtà da sogno?
- Quali sono gli scenari più suggestivi da vivere durante un safari in Tanzania?
- Ma non c’è solo il Serengeti da ammirare, vero?
- Un’altra delle location da non perdere è il Cratere di Ngorongoro: di che cosa si tratta?
- Prima avete menzionato il Lago Natron: ce ne volete parlare un po’?
- A proposito, qual è il periodo più indicato per recarsi in Tanzania?
- Mare vuol dire Zanzibar, no?
- Quali sono le altre isole dell’arcipelago che meritano di essere scoperte?
- Perché un turista dovrebbe decidere di affidarsi a Primaland Safaris?
Per quale motivo un safari fotografico nel Serengeti è una realtà da sogno?
Il Parco del Serengeti è conosciuto a livello globale per le scene di caccia dei felini, per le migrazioni delle zebre e degli gnu e per la presenza di coccodrilli lungo i fiumi. Un safari fotografico in questo territorio permette di entrare a diretto contatto con un paradiso naturale caratterizzato da paesaggi da cartolina. Stiamo parlando di uno degli ecosistemi più prolifici del nostro pianeta, dove ci si può cimentare nella fotografia di animali selvatici avendo la certezza di rimanere sbalorditi di fronte alla bellezza in cui ci si imbatte.
Quali sono gli scenari più suggestivi da vivere durante un safari in Tanzania?
Gli erbivori che migrano in direzione dei confini imposti dal Masai Mara, per esempio. Durante le prime luci dell’alba, ma anche in occasione del tramonto, gli spunti fotografici sono pressoché infiniti. Per chi ama gli animali selvatici, questa è un’occasione da non lasciarsi sfuggire, perché un safari nel Serengeti permette di vivere da vicino una natura incontaminata e selvaggia. A seconda dei gusti, ci si può concentrare sulla caccia dei felini o sui flussi migratori degli altri animali. Insomma, se questo è il parco africano più celebre al mondo, un motivo ci sarà.
Ma non c’è solo il Serengeti da ammirare, vero?
Esatto: per esempio ci si può spostare in direzione del Parco Tarangire, che si trova a un centinaio di chilometri di distanza dalla città di Arusha. Qui ci si può immergere in un eden di baobab di dimensioni gigantesche e di elefanti che punteggiano un paesaggio decisamente variegato e pittoresco. Il parco fa parte di un ecosistema che include anche il West Kilimanjaro, il Lago di Manyara e il Lago Natron. Senza dimenticare le aree di caccia controllate, tra cui la Tarangire Conservation Area, monitorata in modo da consentire la convivenza tra gli animali selvatici e gli insediamenti umani. I pachidermi e i loro flussi migratori danno vita a uno spettacolo speciale: è anche per questo motivo che la Tanzania è un territorio che non ha eguali a livello mondiale, con la sua natura eterogenea e selvaggia.
Un’altra delle location da non perdere è il Cratere di Ngorongoro: di che cosa si tratta?
Stiamo parlando di un cratere vulcanico di dimensioni gigantesche, che dà il nome alla riserva naturale omonima. Il cratere ha un diametro di 16 miglia, vale a dire più di 20 chilometri, e le sue pareti sono rivestite dalla vegetazione di una foresta molto fitta. All’interno del cratere si alternano diversi habitat: i laghi perenni, le paludi e lunghe distese verdeggianti. Per quanto riguarda la fauna selvatica, poi, si spazia dai leopardi agli ippopotami, dai bufali agli elefanti, dai leoni agli gnu, dai rinoceronti neri alle antilopi. Dal bordo del cratere si può godere di una vista panoramica unica nel suo genere, con un paesaggio che toglie il fiato.
Prima avete menzionato il Lago Natron: ce ne volete parlare un po’?
Questo bacino d’acqua è un lago pressoché incontaminato: un lago alcalino che si estende per circa 60 chilometri di lunghezza e rappresenta la meta ideale per coloro che desiderano cimentarsi in gite fantastiche ben lontane dalle convenzioni del turismo di massa. Non è esagerato definirlo come uno dei luoghi al mondo più suggestivi, per di più con una biodiversità che non ha niente a che vedere con quella del resto della Tanzania. Le dimensioni e i colori cambiano a seconda del periodo dell’anno: il marrone, il rosa e il bianco si alternano con molteplici sfumature, mentre nel corso della stagione secca le acque del bacino si ritirano mettendo in mostra una crosta molto spessa di cristalli di sale che riveste il terreno. La loro comparsa è da ricondurre a sorgenti sotterranee particolarmente saline che giungono dall’Ol Doinyo Lengai. Proprio per questa elevata salinità, per altro, sono poche le specie animali autoctone in grado di vivere qui: tra queste ci sono i fenicotteri rosa minori, che si radunano sul Lago Natron nel periodo compreso tra agosto e ottobre per nidificare.
A proposito, qual è il periodo più indicato per recarsi in Tanzania?
La stagione invernale corrisponde al periodo più secco e, di conseguenza, più facile da tollerare. Parliamo, ovviamente, dell’inverno dell’altro emisfero, e cioè dei mesi che vanno da maggio e ottobre. Tuttavia un buon momento per una vacanza in Tanzania è anche quello tra gennaio e febbraio, che si caratterizza per temperature miti e gradevoli, ideali per apprezzare le spiagge candide e le acque cristalline del mare. Tra ottobre e dicembre al nord c’è la stagione delle piogge, che invece al sud è compresa da dicembre ad aprile: una stagione che si contraddistingue per un clima caldo e umido. In sintesi, per safari ed escursioni nei parchi naturali del Paese il nostro consiglio è di privilegiare il periodo compreso tra maggio e ottobre. In particolare, a giugno e a luglio si ha l’opportunità di vedere, nella zona del Serengeti, le migrazioni degli gnu e delle zebre. Se, invece, ci si vuol concedere una vacanza al mare vale la pena di rimanere tra luglio e settembre.
Mare vuol dire Zanzibar, no?
Esatto. Questo arcipelago fa parte della Tanzania ma, al tempo stesso, rappresenta una regione semi-autonoma. Si tratta di una destinazione turistica di grande rilevanza, non solo per la bellezza dei suoi paesaggi, ma anche per la ricchezza del suo patrimonio culturale. Nel corso dei secoli Zanzibar ha beneficiato di influssi arabi e persiani. Per raggiungere l’arcipelago, che è immerso tra le acque dell’Oceano Indiano, c’è bisogno di un’ora e mezza di volo da Arusha. L’Isola di Zanzibar, nota anche con il nome di Unguja, regala spiagge uniche, ma anche un mare dove ci si può dedicare allo snorkeling.
Quali sono le altre isole dell’arcipelago che meritano di essere scoperte?
Mangapwani, per esempio, è una spiaggia di piccole dimensioni ubicata nella zona settentrionale, non distante da vari siti di interesse storico. Prison Island, invece, si trova ad appena 5 chilometri da Zanzibar Town: il nome deriva dal fatto che qui gli schiavi, in passato, venivano rinchiusi per poi essere ceduti agli acquirenti. Oggi le testuggini giganti affollano le spiagge bianche dell’isola. Da vedere anche il piccolo villaggio di Matemwe e la cittadina di Nungwi, il cui litorale è celebre perché un tempo venivano realizzati i dhow, vale a dire le barche in legno per la pesca o da carico con vela triangolare.
Perché un turista dovrebbe decidere di affidarsi a Primaland Safaris?
Prima di tutto perché siamo un tour operator certificato, come dimostrano le autorizzazioni che ci ha concesso il governo della Tanzania: tutti i documenti sono disponibili sul nostro sito web, a garanzia della trasparenza del nostro operato. Il responsabile di Primaland Safaris è Jackson Joseph, guida qualificata che si occupa di coordinare i diversi fattori logistici dei viaggi e che aiuta i turisti a conoscere anche le tradizioni e i costumi della popolazione del posto.